Nuovi studi sulle alterazioni della crescita prenatale:
gli effetti a lungo termine delle esperienze intrauterine
Se la futura mamma fuma, beve...
Quanto incidono gli stati emotivi, l'obesità, la malnutrizione
sulla nascita, sullo sviluppo, sulla salute di ogni nascituro

di Gherardo Rapisardi

Negli ultimi anni molte ricerche hanno consentito di determinare come varie condizioni a cui è esposto il feto in utero durante momenti critici dello sviluppo dei vari organi possano avere effetti a distanza che permangono per tutta la vita, e di comprenderne sempre meglio i meccanismi. Queste ricerche aggiungono nuove conoscenze a quelle più consolidate e diffuse sulle sindromi disgenetiche, sugli effetti teratogeni di varie sostanze e sugli effetti di fumo, alcool, farmaci ed altre droghe. Queste nuove conoscenze possono essere suddivise in quelle su condizioni che provocano un alterata crescita fetale e quelle su situazioni in cui il feto viene esposto in utero a determinate sostanze in modo non fisiologico. Riassumerò i principali risultati della ricerca relativi al primo aspetto, cercando di evidenziarne alcuni possibili fattori eziopatogenetici. Sul secondo aspetto scriverò nel prossimo numero. Alterata crescita anziché ritardo Un ritardo di crescita intrauterina, definito come una nascita con un peso inferiore al 10° percentile per l età gestazionale, può essere dovuto a vari fattori, tra cui, oltre a patologie cromosomiche, patologie materne, disfunzioni placentari, infezioni e altra patologia fetale, e condizioni come il fumo materno, la multiparità e le condizioni socioeconomiche particolarmente svantaggiate. Il termine alterata crescita intrauterina è più appropriato di quello convenzionale di ritardo di crescita intrauterina. La parola ritardo dà l idea che vi sia solo uno sviluppo rallentato e che il bambino recupererà tale ritardo. Molti organi invece non raggiungeranno mai il loro pieno potenziale di sviluppo se l insufficienza di crescita si è verificata in un preciso periodo critico dello sviluppo. Patologie in età adulta legate all'alterata crescita fetale E stato dimostrato che tale alterazione della crescita intrauterina è associata ad un maggior rischio di sviluppare in età adulta le seguenti patologie: a) patologia cardiovascolare ed in particolare coronariopatie ed ipertensione (Barker et al., 1989,1993; Law et al. 1993); b) riduzione della funzionalità respiratoria ed un aumento della mortalità da patologia cronica ostruttiva delle vie aeree (Barker et al., 1992); c) alterazioni della coagulazione (più alte concentrazioni di fibrinogeno e fattore VII) (Barker et al., 1992); d) donne che alla nascita avevano un basso peso hanno maggior rischio di avere a loro volta un elevato numero di aborti ed una maggiore incidenza di figli di basso peso (Christiansen et al., 1992); e) obesità: i figli di donne che avevano subito la carestia nella II guerra mondiale, nella prima metà della loro gravidanza, avevano maggior rischio di essere obesi da adulti (Ravelli et al., 1976); inoltre, usando il peso neonatale ed il rapporto tra peso della placenta e peso neonatale, i ricercatori del Barker group di Southampton hanno dimostrato che la tendenza ad accumulare grasso a livello addominale in età adulta può essere una risposta persistente ad una insufficiente crescita intrauterina (Law et al., 1992); f) diabete non insulino dipendente: c è una correlazione tra basso peso alla nascita ed alterata tolleranza al glucosio a 64 anni (Hales et al., 1991); g) ipertensione: è stato dimostrato che un alterata crescita intrauterina è associata ad una riduzione del numero dei nefroni e questa oligonefropatia è stata ipotizzata come fattore di rischio per lo sviluppo in età adulta di ipertensione glomerulare e sistemica, oltre che di manifestazione di patologia renale dopo esposizione a stimoli potenzialmente dnnosi (Rossing et al., 1995). h) paralisi cerebrale: sempre più dati dimostrano come l alterata crescita intrauterina sia un fattore di rischio determinante, mentre l asfissia non è correlata a più del 10-20% di paralisi cerebrali infantili (Stanley et al., 1992); i) schizofrenia: confrontando soggetti schizofrenici con i loro fratelli e sorelle è stata trovata una associazione con il basso peso alla nascita (Lane et al., 1966); inoltre, secondo uno studio svedese che ha escluso i nati pretermine, la circonferenza cranica nei pre-schizofrenici è minore rispetto ai neonati di controllo (McNeil et al., 1993); l) crescita: i nati corti per l età gestazionale, cioè con una lunghezza inferiore al normale per la loro età gestazionale, pur avendo nel complesso un buon recupero della crescita staturale relativamente al loro potenziale genetico (determinabile attraverso l altezza dei genitori), sono a maggior rischio di rimanere di bassa statura da adulti rispetto alla popolazione di nati di statura normale (Karlberg et al., 1995). Stati emotivi della madre E stato anche ipotizzato che certi stati emotivi di una donna gravida siano associati con alti livelli di ormoni dello stress ed in particolare di cortisolo. Un enzima placentare converte il cortisolo in cortisone inattivo, proteggendo così il feto. Ma questo sistema protettivo ha dei limiti e l esposizione prenatale al cortisolo in un momento cruciale dello sviluppo può avere effetti irreversibili predisponendo all ipertensione. L esposizione prenatale al cortisolo ritarda inoltre la crescita intrauterina e l effetto protettivo dell enzima placentare è ridotto nei feti piccoli per l età gestazionale. Si instaura così un circolo vizioso. Effetti della parità Recentemente è stato ipotizzato che un ruolo determinante in tal senso possa essere giocato dalla parità (Odent, 1997), cioè dal numero di gravidanze portate a termine dalla donna. E noto infatti che mediamente il primo figlio ha un peso inferiore rispetto al secondo (circa 150 g), e che lo stato ormonale della primipara è influenzato dalla parità; i livelli di cortisolo sono infatti superiori nelle primigravide. E come detto alti livelli di cortisolo possono ridurre la crescita fetale. Il ruolo della parità non è stato esaminato spesso in questi tipi di studi sugli effetti a distanza dell alterata crescita intrauterina ed è possibile che molti degli effetti attribuiti finora al basso peso alla nascita dipendano maggiormente dalla parità che non dal peso alla nascita. Alterazione dei fattori della coagulazione Gli alti livelli di alcuni fattori della coagulazione in età adulta possono essere spiegati da una alterazione nello sviluppo del fegato durante un periodo critico, così come il diabete non insulino dipendente può trovare il suo primum movens in un alterato sviluppo delle cellule beta del pancreas in caso di alterata crescita intrauterina. Obesità Per quanto riguarda l obesità, è stato ipotizzato che un deficit nutrizionale nella prima parte del secondo trimestre di vita intrauterina possa alterare i livelli soglia dei centri della fame e della sazietà; è interessante notare che i soggetti che avevano subito la stessa malnutrizione avvenuta nel corso dell ultimo trimestre di vita intrauterina o nei primi mesi di vita avevano invece una minore incidenza di obesità. Malnutrizione intrauterina La malnutrizione intrauterina appare quindi un fattore condizionante importante per lo sviluppo fino all età adulta. Le anomalie prodotte dipendono dal diverso momento dello sviluppo in cui la noxa patogena agisce. L adattamento del feto a tali condizioni ne consente la sopravvivenza, ma alterandone la fisiologia, la struttura ed il metabolismo in momenti critici dello sviluppo, può produrre effetti a lungo termine che si manifesteranno nell età adulta (Barker et al., 1993). La salute primale Tutti questi studi che ricercano una correlazione tra eventi molto precoci della vita e condizione della vita adulta rientrano in quella che Michel Odent (1986) chiama ricerca sulla Salute Primale (per primale si intende prim in termini di tempo e di importanza). Per sistema di adattamento primale Odent intende quell insieme di funzioni neurologiche sottocorticali, endocrine ed immunologiche che sono strettamente intercorrelate e che la moderna neurobiologia studia in discipline come la psiconeuroimmunoendocrinologia : sappiamo ad esempio che il cervello può essere considerato anche una ghiandola, che l insulina è anche un neuromediatore, che i linfociti secernono anche endorfine ecc. Il Periodo Primale è poi quel periodo che comprende la vita fetale, l età perinatale e le prime fasi di vita extrauterina. E in questo periodo che il sistema di adattamento coinvolto in ciò che chiamiamo salute raggiunge la sua maturità. E un periodo di stretta dipendenza dalla madre ed è perciò ipotizzabile che qualsiasi evento accada durante questi momenti possa provocare effetti prolungati nel tempo. Tutto ciò ci fa comprendere sempre di più come la vita intrauterina, la nascita e le prime esperienze di vita, siano momenti determinanti su cui indirizzare le nostre ricerche ed i nostri interventi se vogliamo promuovere salute, nel senso di aiutare al massimo il potenziale di sviluppo del sistema di adattamento primale nel senso di Odent. La promozione della salute e del benessere della madre, intesa in senso sia fisico, che psichico e sociale, diventa pertanto un preciso dovere per chiunque si occupi di salute, un intervento di cui comprendiamo sempre di più l enorme potenziale proiettabile nella salute di tanti futuri cittadini.


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articolo di Gherardo Rapisardi
(maggio-agosto 1997)
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