Caratteristica del Rinascimento l'abitudine
di affidare la prole subito alle balie del contado
Mamme, balie e bambini
Iconograficamente il padre è distante
ma nella realtà egli domina la famiglia

di Graziella Magherini

Nell'Italia del Quattrocento la rappresentazione iconica "genitori-bambini" è diffusa ovunque, in tutti gli strati sociali, quasi esclusivamente come binomio "Madonna-Bambino". Se si leggono gli antichi inventari di palazzi principeschi e di dimore borghesi, non sfugge la presenza costante di raffigurazioni con le più varie tecniche della Madonna col Bambino. Non si è invece in grado di citare raffigurazioni isolate di San Giuseppe con il Bambino. Tema questo, che nell'arte successiva, soprattutto a partire dal Seicento, si ritrova in numerose occorrenze. Questo genere di immagini - di Madonna col Bambino - non aveva necessariamente il carattere di opera d'arte; spesso erano manufatti realizzati da modesti artigiani che riproducevano, in maniera a volte maldestra e persino meccanica, illustri prototipi. La funzione di queste immagini non sembra fosse quella di rammemorare l'esistenza di una Madonna di Donatello o di Raffaello, ma prevalentemente di costituire modelli educativi per la vita quotidiana delle famiglie. Tramite tale iconografia veniva implicitamente fornito un modello ideale per il comportamento delle madri verso i figli. Immagini della Sacra Famiglia, quadri di Vergine e Bambino, rappresentazioni allegoriche o storiche suscitavano e largamente diffondevano evocazioni di donne caste e virtuose: quasi una campagna per un corretto e desiderabile comportamento della donna, un'affermazione del ruolo della donna nella famiglia, in una divisione del lavoro fra uomo e donna e all'interno di una precisa relazione Chiesa-Stato-Famiglia (1). Ma si deve anche ricordare che era una caratteristica dell'epoca, presso le classi sociali medie e medio-alte, il baliatico, l'abitudine diffusa di affidare i piccoli appena nati e battezzati a una balia, una contadina che di solito abitava lontano dalla città, e che riconsegnava il bambino alla famiglia dopo i due-tre anni di età (2). Giulia Calvi pone l'accento sulla contraddizione fra una pedagogia della tenerezza e le pratiche sociali del patrilignaggio e più in generale fra la rappresentazione iconografica di un rapporto materno fusionale e quella giuridica, centrata invece sulla separazione delle madri dai figli: ad esempio, i bambini allontanati dalla madre quando muore il padre. Nella rappresentazione iconografica il padre è distante e secondario, nella linea giuridico-genealogica invece egli domina la struttura familiare (3).

1.Sara F. Matthews Grieco, Persuasive Pictures: Didactic Prints and the Construction of the Social Identity of Women in 16th Century Italy, in L. Panizza (ed), Culture, Society and Women in Renaissance Italy, Manchester University Press, Manchester, 1997. 2. Secondo uno studio di Christian Klapisch-Zuber (La famiglia e le donne nel Rinascimento a Firenze, Laterza, Bari-Roma, 1995) 318 bambini nati da 84 coppie della buona borghesia erano stati allattati da 462 differenti balie. 3. Giulia Calvi, Il contratto morale. Madri e figli nella Toscana moderna, Laterza, Roma-Bari, 1994. ??
articolo di Graziella Magherini
(maggio-agosto 1997)
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